I cittadini greci e spagnoli si stanno riversando in massa presso gli sportelli delle banche nazionali per ritirare i propri risparmi.
Ricordi le file di quattro anni fa davanti alle filiali Northern Rock e Bear Stern (solo per fare qualche esempio)?
Come dargli torto, stiamo vivendo una fase cruenta della crisi del debito sovrano europeo che potrebbe definitivamente stravolgere l'unione monetaria così come la conosciamo oggi.
E' molto probabile che il fenomeno denominato "bank run" tra un paio di settimane giunga anche in Italia dalla Spagna, dove il governo è stato costretto a nazionalizzare Bankia, il quarto istituto bancario iberico dal quale i correntisti hanno asportato circa 1 miliardo di euro in una settimana.
E' normale: in caso di distruzione dell'euro il marco si apprezzerebbe immediatamente mentre i depositi ridenominati in dracme e peseta, nonché in lire subirebbero un'enorme svalutazione. Per cui chi ha risparmi preferisce spostarli verso i Paesi core dell'area euro o nei sicuri caveau svizzeri.
Oltre tutto è possibile che i governi adottino dei provvedimenti atti a fermare la corsa agli sportelli bloccando i prelievi e bloccando il cambio in valuta estera.
Nessuno dei rimedi adottati dall'Eurogruppo e dalla BCE ha potuto risolvere la crisi dell'euro EFSF e ESM non sono riusciti ad evitare la richiesta di aiuti all'UE da parte di Irlanda e Portogallo, e l'operazione LTRO non ha sortito effetti particolari se non quello di far prendere tempo alle banche.
Il programma di austerity sta migliorand la bilancia commerciale ma al contempo demolisce la domanda interna generando recessione e quindi la crescita del debito pubblico.
Allora cosa può fare la BCE?
In un certo qual modo ha le mani legati in quanto il suo mandato non prevede che sia prestatore di ultima istanza come la Fed statunitense ma sicuramente potrebbe intervenire con un'altra asta di liquidità e forse anche con un'operazione simile al QE andando ad acquistare titoli del debito pubblico dei periferici per un determinato ammontare del PIL.
Ma per affrontare il problema alla radice è necessaria un'unica politica fiscale e fors'anche un abbattimento della sovranità nazionale dei singoli Stati. Inoltre, c'è la necessità di investimenti nei PIIGS attraverso la Banca Europea per lo sviluppo e un'inflazione differenziata prossima allo zero nei Paesi periferici e intorno al 4% per i Paesi settentrionali; mentre ora la BCE ha mandato di mantenere l'inflazione stabile entro il 2%.
Uno smantellamento dell'Unione Monetaria avrebbe un alto costo sociale, fino a 1000 miliardi, nel breve termine, ma nel lungo termine potrebbe essere la migliore soluzione per rimettere in salute le singole economie nazionali.
Un esempio di come sia migliorata la situazione economica dopo l'annullamento del cambio fisso ci arriva dall'Argentina.
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